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Benvenuti nel Sannio … DOP!


Benvenuti nel Sannio … DOP!

Emozioni, cultura e vocazione di un territorio


Di Antonetta Mazzeo


Il Sannio, regione storica dell’Italia meridionale, nella provincia di Benevento, non ha mai avuto limiti ben definiti. Corrispondeva originariamente al territorio abitato dai Sanniti, che oggi si estende su gran parte del Molise e sulle aree limitrofe dell’Abruzzo e della Campania, tra la valle Caudina e la valle Telesina, un territorio quasi tutto montuoso che si sviluppa intorno al massiccio del Matese.


Il paesaggio è caratterizzato da innumerevoli segni lasciati dalle culture che si sono succedute nel tempo, Greci, Sanniti (Pentri, Carricini, Caudini, Irpini), Romani, Goti, Bizantini, Longobardi, Normanni, e ancora Stato Pontificio, Regno delle Due Sicilie e Stato sabaudo, tutti insieme hanno disegnato il paesaggio locale, contribuendo a costruire un mosaico identificativo della sua comunità.


È la Campania meno nota, così diversa dalle mete patinate di Positano e della Costiera Amalfitana, di Sorrento e delle isole del Golfo, ma anche quella più vera, dove si conservano ancora pressoché intatti piccoli borghi antichi, disegnata dalla campagna, da uliveti centenari e vigne secolari, ancora produttive dalle quali si ottiene un quantitativo limitato di Aglianico del Taburno rosso. Il suo “deposito di storia” testimonia il passato, il presente e il futuro, ma anche una forte vocazione vitivinicola, segni e vocazioni territoriali che identificano la sua impronta ambientale e culturale.


La viticoltura è elemento caratterizzante, il territorio soggetto tutelante del paesaggio e fonte di sostentamento economico delle genti del Sannio. In alcune zone la vite e la sua epoca vegetativa, scandiscono il tempo della vita della comunità locale, in particolare nelle aree tra il massiccio del Matese, il Taburno e il fiume Calore.


“… Io sono … la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa, subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona …”

(La coppa di Nestore è un reperto archeologico rinvenuto nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner. L'iscrizione che si trova sul vaso, databile intorno all'ultimo venticinquennio dell'VIII secolo a.C., costituisce uno dei più antichi esempi di scrittura alfabetica.)


Diecimila ettari vitati, settemilanovecento vignaioli, circa cento aziende imbottigliatrici per oltre un milione di ettolitri di vino prodotto, tre denominazioni di origine e una indicazione geografica (Aglianico del Taburno DOCG, Falanghina del Sannio DOC, Sannio DOC e Benevento o Beneventano IGT) per più di sessanta tipologie di vini, un potenziale di cento milioni di bottiglie, sono gli elementi salienti del vigneto Sannio, che assegnano alla provincia beneventana il primo posto nel comparto vitivinicolo della Campania (circa il 50% della superficie viticola e della produzione vinicola regionale).


Aglianico, Sommarello, Piedirosso, Sciascinoso, Agostinella, Falanghina, Cerreto, Coda di Volpe, Grieco, Malvasia, Fiano, ma anche Passolara di San Bartolomeo, Olivella, Carminiello, Palombina, moscato di Baselice, sono solo alcuni esempi del patrimonio della biodiversità sannita.


Aglianico del Taburno DOCG

L’Aglianico è il vitigno a bacca nera più diffuso nel Sannio Beneventano. Identifica perfettamente la vitivinicoltura sannita, essendo da secoli coltivato nelle aree a maggiore vocazione della provincia, dove si è adattato in maniera perfetta ai diversi ambienti collinari. La coltivazione secolare del vitigno ha selezionato l’Aglianico biotipo Amaro, da cui si ottengono alcuni dei vini sanniti più affermati e prestigiosi, primo fra tutti l’Aglianico del Taburno D.O.C.G. nelle tipologie rosso, rosato (l’unico rosato a D.O.C.G. italiano) e riserva.


Aglianico minimo 85% possono concorrere altri vitigni a bacca nera non aromatici della provincia di Benevento, da soli o congiuntamente, fino a un massimo del 15%


“… colore rosso rubino intenso e vivace, che tende al granato con l’invecchiamento. Il profumo è fine, complesso con note fruttate di mora, prugna, note floreali di violetta, note speziate di liquirizia, chiodi di garofano e pepe nero. Al gusto è secco, tannico e di buona struttura e persistenza. Si accompagna a pietanze strutturate, a carni rosse e formaggi stagionati non piccanti, ma è anche un ottimo vino da meditazione …”


Falanghina del Sannio DOC

Il nome della Falanghina del Sannio DOC deriva probabilmente dall’uso dei pali detti “falange” che sin dall’antichità venivano usati per sostenere le viti. Pur avendo testimonianze scritte solo a partire da metà Ottocento, gli esperti sostengono si tratti di un vitigno e di un vino contemporaneo agl'altri autoctoni della medesima zona, ovvero principalmente Greco e Coda di Volpe, risalenti al I secolo a.C. Aggiornato come denominazione d’origine controllata nel 2011, per distinguerlo dall’altra denominazione “Sannio” presente nei medesimo territori.


Falanghina minimo 85%, possono concorrere altri vitigni a bacca bianca non aromatici della provincia di Benevento, da soli o congiuntamente, fino a un massimo del 15%


“… colore giallo paglierino mediamente intenso, al naso caratteristico e moderatamente fruttato. In bocca risulta secco, fresco ai limiti dell’acidulo. La sua limpidezza può trarre in inganno, trattandosi di un bianco dalla buona personalità che non sfigura accanto ai più celebrati e conterranei. Mostra le migliori virtù in abbinamento con i piatti di pesce, specie quelli a tendenza dolce e con i crostacei …”


Il Consorzio Tutela Vini Sannio nato 1999, con l'obiettivo di espandere la conoscenza e la domanda, mediante la tutela e la valorizzazione dei vini a marchio DOP e IGP della provincia di Benevento, oggi conta quasi 400 soci suddivisi tra viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori. Il Consorzio, impegnato nello sviluppo di politiche di marchio, ha un ruolo determinante nello sviluppo di azioni collettive finalizzate alla cura degli interessi generali, della valorizzazione e della tutela, per dare risalto al valore reale e decisivo delle DO e della IG tutelate, che uniscono territorio e produttori con caratteristiche di tipicità simili, con la loro storia e la loro cultura.


La trasformazione da area che storicamente era viticola ad area vinicola, ha dato all’intero comparto, rinnovato entusiasmo, sono nati nuovi imprenditori e nuove tecniche di conduzione agricola, nel segno di una rinnovata tradizione, a testimonianza che la vite, in definitiva, è il segno che consente di leggere l’identità culturale e sociale dell’intera comunità sannita.


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