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Guida all’Acquisto consapevole dell’Olio EVO - La Madia Travelfood n° 348 - mar-apr 2021



Guida all’Acquisto consapevole dell’Olio Extravergine di Oliva

La Madia Travelfood n° 348 - mar-apr 2021

A cura di Antonietta Mazzeo Capo Panel Olio, Tecnico ed Esperto degli Oli d’Oliva Vergini ed Extravergini, Membro del Panel DISTAL il Comitato Professionale di Assaggio di oli d’oliva, Aspirante Assaggiatrice di Olive da Tavola, Consigliere dell’Associazione Nazionale Donne dell’Olio, Direttrice Generale di COER Movimento Turismo dell'Olio Emilia-Romagna



di Antonietta Mazzeo


Quante volte, prima di acquistare dell’Olio Extravergine di Oliva e vi siete chiesti “quale il sarà migliore?”; un prezzo elevato, un marchio o una confezione accattivante, sono sempre indice di alta qualità?


L’olio che usiamo in tavola o per cucinare non è tutto uguale. È importante imparare a distinguere i diversi prodotti e consumare solo olio di buona qualità, che fa bene alla salute.


Ricordatevi sempre che la cosa fondamentale quando si compra, non solo l’Olio Extravergine di Oliva, ma un qualunque alimento è leggere attentamente l’ etichetta. Questa rappresenta una carta di identità del prodotto, indicandoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per fare un acquisto consapevole.


Sebbene dal 1° luglio del 2009 sia stato introdotto con il Regolamento CE 182/2009, l’obbligo di indicare l’origine del prodotto sull’etichetta dell’Olio Extravergine di Oliva, un italiano su cinque cade ancora in errore nell’individuare l’origine del prodotto che acquista.


Uno studio effettuato dai dai ricercatori dell’Università di Bari, che ha sondato la contezza consapevolezza dei consumatori, relativamente all’etichettatura di origine dell’Olio Extravergine di Oliva, ha messo in evidenza che l’errore più frequente commesso dal consumatore è quello di essere erroneamente convinto di aver comperato un prodotto 100% italiano. Delle circa 1.000 persone che hanno partecipato allo studio, interpellate successivamente all’acquisto di un Olio Extravergine di Oliva in un supermercato,


• Il 19% non è stata in grado di identificare correttamente l’origine dell’Olio Extravergine di Oliva acquistato

• il 67,8% ha correttamente identificato la provenienza dell’Olio Extravergine di Oliva acquistato,

• il 13% non ha saputo dare una risposta.

• Il 19,1% ha indicato un’origine errata.


Il dato più interessante è che la maggior parte degli intervistati era convinta di aver acquistato un Olio Extravergine di Oliva Italiano, quando in realtà era un prodotto di origine europea.


Se la provenienza deve essere chiaramente indicata in etichetta, perché i consumatori fanno ancora confusione? E soprattutto perché così tante persone sono convinte di acquistare prodotti italiani anche quando non lo sono? Secondo gli autori potrebbero essere diverse le ragioni:


• Si associa erroneamente la nazionalità del marchio con l’origine dell’olio, convincendosi che acquistare un brand italiano equivalga a comprare un extravergine italiano

• Si fa confusione tra l’origine dell’olio extravergine e quella del marchio

• Si confondono oli, di provenienza diversa ma che hanno lo stesso marchio

• Non c’è consapevolezza della presenza dell’origine in etichetta


Le indicazioni obbligatorie, da riportare sulle etichette delle confezioni degli oli di oliva, sono previste sia dalla normativa generale in materia di etichettatura (D.Lgs. 109/92) sia da normative verticali nazionali e comunitarie.


Gli oli d’oliva commestibili, destinati al consumatore, devono essere messi in vendita esclusivamente preconfezionati in recipienti, della capacità massima di 5 litri provvisti di un sistema di chiusura che perda la sua integrità dopo la prima utilizzazione, anche se acquistati direttamente dal frantoio o presso la sede privata del piccolo produttore locale.

L’etichetta comprende indicazioni obbligatorie ed altre facoltative.


Le informazioni obbligatorie sono le seguenti:


• Denominazione di vendita: Olio extra vergine di oliva”, Olio di oliva vergine, Olio di oliva composto da oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini”, Olio di sansa di oliva.

• Nome o Ragione Sociale o Marchio depositato e Sede del produttore o del confezionatore o di un venditore stabilito nella Unione Economica.

• Sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento

• Quantità nominale: deve essere espressa, trattandosi di un prodotto liquido, in unità di volume utilizzando il litro (l o L), il centilitro (cl) o il millilitro (ml)

• Lotto: cioè l’insieme delle unità di vendita (bottiglie o lattine) prodotte o confezionate in circostanze praticamente identiche.

• Termine minimo di conservazione: è la data fino alla quale l’olio conserva le sue specifiche proprietà in adeguate condizioni di conservazione.

• Origine delle olive e dell’olio, indicando il Paese di provenienza (Stato membro della UE o extracomunitario) o l’eventuale miscela di oli di origine diversa.


La denominazione di vendita, la quantità ed il termine minimo di conservazione devono figurare in etichetta nello stesso campo visivo. Tutte le indicazioni devono essere almeno in lingua italiana e menzionate in un punto evidente in modo da essere facilmente visibili, chiaramente leggibili ed indelebili, senza essere in alcun modo dissimulate o deformate.


Le principali frodi

La frode più usuale nel settore oleario è quella di miscelare olio di semi con olio di oliva e farlo passare per olio extravergine d’oliva. In alcuni casi è stato accertato che olio di semi colorato artificialmente con clorofilla e betacarotene era venduto per olio extravergine. Un’altra frode, di più difficile individuazione, consiste nel far passare per olio extra vergine d’oliva oli che all’origine erano stati qualificati lampanti o maleodoranti. Questi, opportunamente trattati e con l’aggiunta di modeste quantità di oli vergini di oliva, acquistano, sotto l’aspetto chimico, parametri propri dell’olio extravergine.


Consigli per il consumatore:

• acquistate da un fornitore affidabile,

• diffidate dalla vendita “porta a porta”

• scegliete aziende che, per serietà ed immagine, ne assicurino la qualità

• leggete con attenzione l’etichetta che, costituisce la “carta d’identità” dell’olio

• diffidate delle confezioni anonime prive della corretta etichettatura;

• tenete presente il rapporto qualità-prezzo.


Un olio extravergine di oliva di qualità deve profumare di erba e sentori vegetali, mentre al gusto deve risultare un po’ amaro e piccante. Del resto è pur sempre una spremuta di un frutto (l’oliva) che è naturalmente amaro, quindi è giusto che quel succo abbia quel retrogusto. Deve essere ottenuto direttamente dalla spremitura delle olive esclusivamente con procedimenti meccanici e per essere extravergine deve avere un’acidità molto più bassa (<0,8%) rispetto all’olio vergine di oliva (<2%) e non deve presentare difetti sensoriali.









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