- Antonietta Mazzeo - La Madia Travelfood
EVO - L’Oro della Puglia

EVO - L’Oro della Puglia
La Madia Travelfood n° 334 - gennaio-febbraio 2019
A cura di Antonietta Mazzeo Tecnico ed Esperto degli Oli d’Oliva Vergini ed Extravergini
Distese di olivi scorrono lungo la pianura fino a toccare le sponde del mar Adriatico, chiome argentee, accompagnano lo sguardo in ogni angolo, questa è la Puglia, museo sotto il cielo, testimonianza e patrimonio di una cultura che da millenni scandisce la vita produttiva della regione. L'ulivo, è la pianta simbolo della Puglia, i rami che si distendono nei cieli, non rappresentano solo bellezza, la distesa di olivi millenari rappresenta un sistema complesso le cui radici affondano in una terra unica per tradizione e cultura, dove storia, natura e agricoltura si sono, nel tempo, intrecciate armoniosamente.
L'olivo (Olea Europea) è una delle specie arboree più antiche e diffuse del bacino Mediterraneo: l'origine della sua coltivazione si fa risalire a circa 5.000 anni fa. L'olivo arriva con i primi navigatori fenici e greci nell' VIII secolo a.c. nell' Italia meridionale (Sicilia e Magna Grecia), ma è ad opera dei Romani che la coltura si diffonde nelle zone settentrionali del nostro Paese e in tutte le aree vocate dell' Impero. Le testimonianze delle prime coltivazioni di olivo in Puglia sono state rinvenute tra Torre a Mare, in provincia di Bari, e Fasano, località posta a sud di Brindisi, i ritrovamenti risalgono addirittura al Neolitico.
Oliveti sconfinati, muretti a secco (quest’anno inseriti dall’UNESCO, nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell'umanità) che corrono lungo le vie d’accesso di antiche masserie, frantoi ipogei, macchia mediterranea, distese infinite di oliveti secolari: è qui che trova la sua sintesi la civiltà dell’olio del Mediterraneo. Gli olivi secolari della Puglia costituiscono il paesaggio agrario arboreo più antico esistente. Tra le terre di Bari e le antiche terre d’Otranto è custodito un tesoro chiamato dai greci elaion e dai latini oleum, un tempo servito a massaggiare atleti olimpici, ungere re, profumare faraoni e riempire antichi forzieri, e oggi come allora impreziosisce ogni cibo. L’olio d’oliva, da molti definito come “l’oro della Puglia”, è un alimento antico e prezioso come la terra dalla quale è generato; il frutto di un clima generoso, ma anche il risultato di grande lavoro e dedizione da parte di chi, coltiva e cura questi autentici monumenti della natura.
L’olivicoltura rappresenta per la Puglia un comparto strategico nel panorama economico e agricolo regionale: negli ultimi anni la produzione si è ridotta a causa delle diverse problematiche che si stanno sempre più diffondendo sul territorio olivicolo pugliese; tra la cause principali, la Xylella, i funghi, gli insetti e il Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO). In ogni caso, nell’annata 2017/2018, nonostante il calo produttivo del 58%, la Puglia resta la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, gli ettari totali si attestano intorno ai 378.000 di superficie coltivata, con circa 240.000 aziende e 1200 frantoi attivi, per 250.000 tonnellate di olio prodotto, numeri importanti che danno senza dubbio una panoramica dell’ampiezza del patrimonio olivicolo regionale.
Le varietà di olive pugliesi sono molteplici e le cultivar autoctone o comunque storicamente più diffuse nel territorio regionale sono distribuite con una specifica caratterizzazione zonale. L’utilizzo che prevale è quello destinato alla produzione di olio ma non è irrilevante, soprattutto in alcune aree, il consumo di olive da tavola.
Le DOP (Denominazione di Origine Protetta) riconosciute in Puglia
Dop Collina di Brindisi
Dop Dauno con le seguenti sottosezioni:
Alto tavoliere, Basso Tavoliere, Gargano, Sub Appennino
Dop Terra di Bari con le seguenti sottosezioni:
Bitonto, Castel del Monte, Murgia dei Trulli e delle Grotte
Dop Terra d’Otranto
Dop Terre Tarentine